Max Verstappen arriva con sessantadue punti di vantaggio su Lando Norris a Las Vegas, rendendo la prima delle ultime tre gare triple header possibile partita fondamentale per chiudere il mondiale di Formula Uno 2024, vincendo il suo quarto titolo consecutivo nella massima categoria.
Questione di carico
Max Verstappen quest’anno a differenza dello scorso ha dovuto fare i conti con una RB20 molto nervosa e poco stabile, dopo le prime cinque gare infatti la monoposto della scuderia austriaca ha mostrato molti limiti rendendo complicata la stagione a entrambi i piloti Red Bull. Molti da quel momento in poi hanno previsto la disfatta della scuderia dominante tanto quanto quella del pilota olandese tre volte Campione del mondo in carica, dando per scontato che la macchina poco performante, rispetto alla precedente la quale invece fu emblema della quadra che in questo sport si trova molto raramente, potesse essere zavorra facendo pendere dal lato opposto della bilancia le sorti del mondiale.
Ma è stato davvero così? O meglio, funziona davvero così?
La risposta è relativa, dipende dal pilota, avere una buona macchina non basta se non si riesce a sfruttare al massimo il suo potenziale, così come avere una macchina inferiore non è garanzia di sentenza per un pilota con grande talento. La Formula Uno è gioco di squadra, basta vedere come è composto un “semplice” team, altro tassello fondamentale per la Formula perfetta. Il punto però è che quest’anno anche la Red Bull ha vissuto una stagione caratterizzata da tantissimi errori e una certa disorganizzazione, aumentando il carico sulla famosa bilancia quando dall’altro lato si è presentata una McLaren molto solida in termini di performance, ma anch’essa con diversi errori di gestione.
Il Leone non è mai stato ferito
Nonostante i problemi Max Verstappen ha sempre dimostrato di essere un fuoriclasse, colui che fa la differenza riuscendo a massimizzare il risultato anche con una monoposto inferiore, infatti il confronto diretto con Lando Norris per questo mondiale è stato in diverse occasioni molto duro, ma da vero campione. Nonostante McLaren avesse una macchina dominante e un buon pilota, Max Verstappen ha comunque incassato colpi senza mai cedere, rendendo questa stagione una di quelle che non si vedevano da tempo, in determinate gare è possibile individuare e tracciare in maniera netta il suo talento connaturato. Le occasioni nello specifico sono tre: Canada, Messico e Brasile.
Montreal
Montreal è stata caotica tra pioggia, grandine e continui contatti tra monoposto, Max Verstappen inoltre riscontra problemi alla componente ERS durante le prove libere, tanto da compromettergli un turno intero. Durante le qualifiche miste tra bagnato e asciutto l’olandese resiste, facendo i conti con la poca stabilità e problemi di degrado sommati alle Mercedes competitive che si accodano alle McLaren, arrivando a fotocopiare il tempo da pole position di George Russell in Q3 il Campione del mondo in carica parte però dalla seconda piazza per aver segnato il tempo dopo l’inglese, mentre Lando Norris parte proprio alle sue spalle.
In gara dove si alterna bagnato, umido e asciutto è bagarre tra le Mercedes, McLaren e Verstappen, con un Lewis Hamilton in forma su uno dei tracciati dove ha vinto di più, regalando l’illusione ai suoi tifosi di riuscire addirittura a vincere viste le condizioni meteo avverse che mettono in risalto il talento rispetto alla velocità. Dopo diversi scambi di posizioni e testacoda con safety car i vari pit stop si alternano tra gomme intermedie e chi azzarda slick con pista bagnata, come Leclerc, errore che si rivelerà da lì a poco fatale costringendo a un’altra sosta. Verstappen riesce a stare davanti al rivale diretto Norris dopo il pit stop finale montando gomme medie e tenendo sotto controllo la gara fino alla fine.
Questo gran premio così caotico è anche la sua sessantesima vittoria in carriera e la terza consecutiva sul circuito Gilles Villeneuve.
Messico
La tappa che si disputa sul circuito Hermanos Rodriguez a Città del Messico è la numero venti della stagione, le prove libere procedono abbastanza tranquille fino al contatto tra il rookie Bearman su Ferrari, che ha diritto a un turno come da regolamento, e Albon. Poco dopo proprio Max Verstappen deve ancora una volta ritirare la monoposto a causa del fondo danneggiato, l’ennesima complicazione della stagione per il Campione in carica e le cose non vanno meglio al turno successivo, visto che si presenta un problema alla power unit per il quale passa molto tempo ai box potendo di conseguenza effettuare soltanto pochi giri.
Nonostante ciò al terzo turno Verstappen riesce a chiudere col quarto tempo, ma con delle McLaren molto forti nelle prime due posizioni e la Ferrari di Carlos Sainz accodata. Il lavoro è tutto in salita per difendere il titolo, cosa che all’olandese non spaventa e anzi carica, infatti alle qualifiche chiude secondo davanti a Norris e dietro a un Carlos Sainz che si dimostra forte sin da subito facendo presagire una gara combattuta principalmente con lui. Allo start Verstappen passa lo spagnolo mantenendo la testa fino al post regime safety car disposto per una collisione, Sainz alla ripartenza si riprende la prima posizione e la battaglia si concentra tra i due contendenti diretti del mondiale. Proprio per questa bagarre la direzione gara decide di dare dieci secondi di penalità al Campione del mondo a causa di una difesa troppo dura contro l’inglese, ai quali se ne aggiungeranno altri dieci poco dopo per lo stesso motivo.
Ormai la gara sembra secondo tutti definitivamente finita per il numero 1 che deve scontare ai box venti secondi totali, infatti rientra dopo il primo pit stop in quindicesima posizione con una macchina tutt’altro che competitiva, ed è qui che Verstappen dimostra ancora una volta di cosa è capace rimontando fino alla sesta posizione che difende e mantiene nonostante i problemi, minimizzando la perdita di punti contro Norris il quale invece arriva secondo grazie a un po’ di pressione su Leclerc e a un errore commesso dallo stesso ferrarista che gli regala così la posizione. Verstappen si presenta in Brasile con altre insidie oltre quelle elencate fino ad ora: i punti sottratti dalla superlicenza, gliene restano sei fino alla fine della stagione e penalità come queste del Messico potrebbero portare a quota zero facendo scattare, come da regolamento, la squalifica per un Gran Premio che comprometterebbe il mondiale.
Brasile
Il Gran Premio del Brasile sul tracciato di Interlagos è uno dei più belli e iconici, ma anche uno dei più complessi a causa delle condizioni meteo avverse che quasi sempre affliggono i weekend di gara in quel periodo dell’anno.
Le previsioni infatti anche questa volta danno pioggia sia per le qualifiche che per la gara di Domenica, mentre la Sprint race sembra essere asciutta. Questo weekend c’è una possibilità in più per sommare punti con la gara corta del Sabato, ma Max Verstappen deve subire la penalità di dieci posti in griglia per il cambio del motore, che il team decide di scontare proprio a San Paolo vista la bravura dell’olandese su questa pista, anche se in molti pensano che con questa monoposto non sarà la stessa storia. Durante le prove libere il Campione in carica effettua pochi giri e non veloci, concentrandosi dii più su un buon setup per la gara, vista la penalità da scontare Domenica, Norris fa il suo lavoro e chiude difatti con il primo tempo, mentre Verstappen quindicesimo.
Subito dopo alle qualifiche per la Sprint race Norris mantiene un buon ritmo assieme al compagno di squadra e alla Ferrari di Leclerc, alla fine dei tre turni Piastri prende la pole seguito dal compagno, Leclerc e Verstappen, la gara procede proprio con quest’ ordine, fino a quando la Haas del tedesco Hulkenberg si spegne in pista per un guasto al motore, quindi il muretto McLaren ordina ai due piloti un swap position per approfittarne con i punti del mondiale piloti, scelta che farà discutere molto visto il tempismo della direzione gara FIA nel disporre la virtual safety car aspettando quell’esatto momento. Il dibattitto si ingigantirà ulteriormente quando post gara viene data una penalità a Max Verstappen di cinque secondi per non aver rispettato il delta time sotto VSC, facendolo scivolare in quarta posizione anziché lasciarlo in terza, conquistata dopo aver superato Leclerc, e con un altro punto in meno dalla superlicenza.
Nelle qualifiche per la gara lunga della Domenica la pioggia fa da padrona tanto da doverle rimandare alla mattina seguente, prima del Gran Premio. Le qualifiche per la gara lunga si alternano tra bandiere gialle e rosse, con uso di pneumatici full wet e intermedi a causa della pista fortemente scivolosa, le interruzioni gravano sulle tempistiche di accesso alla pista per Verstappen, che infatti classifica dodicesimo provvisoriamente, indietreggiando ulteriormente per la penalità.
Ma in gara l’olandese mette in scena una masterclass che riassume il suo talento e racchiude tutta la stagione 2024 del pilota, rimonta sfruttando la pioggia incessante che premia solo i più forti azzerando il fattore della macchina più performante. Basti pensare che in partenza Max Verstappen recupera circa otto posizioni, arrivando in pochi giri all’ottava, quasi a metà gara Norris effettua il primo stop mentre in Red Bull aspettano ancora un po’ vista la pioggia battente, scelta che si rivela vincente visto che la Williams dell’argentino Colapinto va fuori pista distruggendosi e rendendo necessaria la bandiera rossa.
Rientrati in pista con la disposizione precedente Verstappen si trova dietro Esteban Ocon, che insieme al compagno di squadra Pierre Gasly hanno portato Alpine in zona podio con un weekend più che positivo per il team francese. Il campione riesce dopo la ripartenza a prendere l’Alpine senza troppe difficoltà, mentre Norris scivola in settima posizione superato da Leclerc, Russell e Piastri, agevolati anche da una traiettoria molto larga del numero 4 che chiude poi sesto dopo lo swap position col compagno penalizzato per il contatto con Liam Lawson. Il Campione in carica vince la sua ottava gara assieme al driver of the day e allunga su Norris di ben sessantadue punti, Las Vegas potrebbe già incoronarlo per la quarta volta consecutiva qualora riuscisse a stare davanti a Norris o se quest’ultimo non dovesse sommare tre punti in più.
La sovranità del Leone
Il weekend statunitense inizia abbastanza anonimo per Red Bull, fino al termine delle FP2 quando per Verstappen si presenta un altro ostacolo da non poco conto, dalla sede in Inghilterra hanno portato in gara l’ala posteriore ad alto carico, mentre Las Vegas è un circuito che ha in prevalenza rettilinei causando così resistenza aerodinamica e perdita di velocità sulla maggior parte del tracciato. A questo vanno sommate le temperature molto basse della sera, essendo gara notturna, e quindi anche la difficoltà per mettere in temperatura le gomme. Sia Verstappen che Pérez infatti chiudono in basso alla griglia, mentre le Mercedes si mostrano solide e costanti, in vista delle FP3 i meccanici Red Bull provano a tagliare l’ala posteriore a mano riducendo il carico e con alcuni aggiusti di setup Max Verstappen riesce a ritrovare anche grip.
Così come in FP3 il numero 1 qualifica quinto mettendo alle sue spalle il rivale Norris, la gara è abbastanza statica e anzi non vengono causati incidenti nonostante le insidie del circuito, la vera sfida sono le gomme a causa delle temperature, Norris però resta imbottigliato con un distacco di undici secondi dopo le varie soste, dietro Max Verstappen che ha lottato salendo anche in zona podio durante la prima metà della gara, alla fine per i problemi della RB20 hanno favorito Ferrari, con Sainz che recupera sull’olandese a pochi giri dalla fine, stabilizzandosi dietro Hamilton che conquista il secondo posto dopo una bellissima rimonta. Norris conquista il punto addizionale montando le gomme soft, Verstappen però è Campione del mondo per la quarta volta consecutiva avendo sommato dieci punti e portando così il vantaggio a sessantatré, distacco ormai irrecuperabile per il pilota McLaren.
Questo mondiale è sicuramente quello più significativo di Max Verstappen per le difficoltà che ha dovuto affrontare in questa stagione, difendendo comunque il titolo, la prova che a molti ancora serviva per ammettere il talento raro dell’olandese, viste la monoposto molto performanti delle due stagioni precedenti. Il Campione del mondo ha affrontato tutto prendendosi rischi e andando oltre i limiti della sua macchina, sempre con un profilo basso dimostrando i fatti in pista, per poter indossare poi a testa alta la corona per la quarta volta consecutiva, un atteggiamento che attualmente in griglia sembra appartenere solo a lui.