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La maledizione dei Chicago Cubs: Billy Sianis e la sua capra

La maledizione di una capra nei confronti di una squadra di baseball

Tribune File Photo

“Wait ‘till next year”

Questa è frase ricorrente di ogni tifoso dei Chicago Cubs dal 1908, anno dell’ultima vittoria alle World Series della franchigia della North Side della Windy City contro i Detroit Tigers.

Negli anni successivi i Cubs hanno racimolato solo delusioni all’atto finale, arrivando a perdere sei edizioni delle World Series tra 1910 e il 1938. Nel 1945 per la terza volta nella storia tornano a sfidarsi contro i Tigers alle World Series, con i due precedenti che dicono una vittoria per parte. Ed è in gara 4 di questa edizione delle World Series che inizia la maledizione di Billy Goat.

La maledizione di Billy Goat

Wrigley Field è uno stadio storico, uno dei più antichi e suggestivi tra tutti quelli della Major League Baseball e a pochi passi da questo monumento sportivo sorge una taverna chiamata Billy Goat Tavern che è gestita da Billy Sianis, di origini greche.

wrigley field
Chicago Tribune historical photo

Sianis è un grande tifoso dei Chicago Cubs e il giorno di gara 4 delle World Series vuole andare a vedere la partita allo stadio con la sua capra Murphy, anch’essa munita di biglietto. L’attesa è enorme perché i padroni di casa sono in vantaggio 2-1 nella serie e hanno a disposizione due partite in casa per tornare a vincere il titolo dopo 37 anni. Quel 6 ottobre però piove, Murphy puzza e i tifosi intorno non sono contenti. Gli addetti alla sicurezza decidono che la capra non può rimanere lì. Billy Sianis non la prende bene e decide di scrivere un telegramma al proprietario dei Cubs Philip K. Wrigley, che recita: “Voi perderete queste World Series e non ne vincerete mai più una perché avete insultato la mia capra”.

capra
Fonte: usa.greekreporter.com

Gara 4 la vincono i Detroit Tigers e la serie si allunga fino a gara 7, giocata sempre a Wrigley Field. Vince Detroit che conquista il suo secondo titolo, anche questo come il primo ai danni della malcapitata Chicago e questo è solo il primo atto della maledizione.

Altre delusioni cocenti

Fino al 1968 i Cubs vivono tra l’anonimato e la mediocrità, senza mai arrivare nemmeno vicino a giocarsi l’accesso alle World Series, fino all’anno successivo, il 1969. In quell’anno partono fortissimo, sono in testa dall’Opening Day e solo i New York Mets, entrati nella lega da soli sette anni, riescono a stare al loro passo.

Il 9 settembre al Shea Stadium di New York si gioca una partita cruciale tra le due pretendenti all’accesso alla postseason e i Cubs sono in vantaggio di una sola partita nella classifica della National League East. Nel quarto inning mentre Ron Santo, capitano dei Cubs, sta aspettando il suo turno di battuta nel “deck” (dove si scaldano i battitori), compare un gatto nero.

Black cat stopped Mets game momentarily. Original 1969 capti
Photo by John Duprey/NY Daily News Archive via Getty Images

I Cubs perdono quella partita e anche il primato. I Mets vincono la National League East e volano alle World Series, dove sconfiggono i Baltimore Orioles e vincono il primo titolo della loro giovane storia.

L’anno successivo muore Billy Sianis, il quale dopo la sconfitta contro i Detroit Tigers si pentirà di aver lanciato la maledizione e cercherà di mitigarla senza successo.

Quindici anni dopo all’Opening Day 1984 davanti ai cancelli di Wrigley Field si presenta Sam Sianis, nipote di Billy, con una capra al guinzaglio per cercare di scacciare la maledizione.

Billy Sianis Cubs Playoffs 1984
AP Photo

Sembra funzionare perché i Cubs arrivano a giocarsi l’accesso alle World Series contro i San Diego Padres alle Championship Series della National League. In una serie al meglio delle cinque i Cubs vincono le prime due partite, ma poi ne perdono tre consecutive e all’atto finale ci vanno i Padres. “All’anno prossimo”.

Quello buono sembra essere il 1989, in cui tornano alle Championship Series, questa volta contro i San Francisco Giants e al meglio delle sette partite. I Cubbies perdono 4-1, ma nelle ultime tre partite erano avanti nel punteggio e si sono fatti rimontare. Nonostante l’assidua presenza del nipote di Sianis con la sua capra, nemmeno il 1989 è “the next year”.

2003: l’anno della capra

Seguono una serie di delusioni pazzesche fino ad arrivare al 2003. Per l’oroscopo cinese è l’anno della capra e a Wrigley Field non possono fare finta di niente. Infatti Chicago vince la propria division e torna alla postseason: alle Division Series batte gli Atlanta Braves. Una vittoria storica perché è la prima serie vinta dai Chicago Cubs ai playoff dal 1908. Il 2003 deve essere per forza “The next year”. Alle Championship Series ci sono ad aspettarli i Florida Marlins di un giovanissimo Miggy Cabrera (oggi ancora in attività): i Marlins vincono gara 1, poi cedono le successive tre partite ai Cubs e tornano a vincere alla quinta.

Vincendo gara 6 in casa i Chicago Cubs possono tornare a giocarsi le World Series dal 1945, l’anno della maledizione di Billy Sianis. I Marlins sono bloccati in attacco, mentre i padroni di casa no e arrivano al penultimo inning in vantaggio 3-0. Restano cinque eliminazioni da effettuare e i Cubs sono alle World Series: Luis Castillo, seconda base dei Marlins, batte una palla alta in foul, che è comunque giocabile e se presa al volo il battitore viene eliminato e mancherebbero soltanto quattro out. Moises Alou, esterno sinistro dei Cubs, guarda la palla, salta per provare a prenderla e non sembra così difficile, a meno che non venga deviata da un tifoso.

Un tifoso del quale poi si scoprirà il nome: Steve Bartman, il quale cerca di acciuffare la palla battuta in foul da Castillo, impedendo ad Alou di effettuare l’out cruciale.

steve bartman
MORRY GASH/ASSOCIATED PRESS

L’esterno dominicano è furente, ma gli arbitri decidono che Castillo è ancora salvo. Da quel momento i Florida Marlins si svegliano e diventano inarrestabili: segnano otto punti consecutivi e vincono la partita. Vincono anche la decisiva gara 7 e si guadagnano l’accesso alle World Series.

La maledizione di Billy Goat ha colpito ancora e questa volta il capro (e non capra) espiatorio sembra essere diventato il povero Steve Bartman, il quale è costretto a lasciare Wrigley Field scortato dalla sicurezza. Nei giorni successivi alla partita inizia a ricevere minacce di morte e addirittura il governatore dell’Illinois Rod Blagojevich offre a Bartman di entrare nel programma protezione testimoni. Senza dubbio, con quell’out non impedito dal malcapitato Bartman, i Cubs si sarebbero avvicinati sempre di più alla vittoria. Ma gli otto punti subiti in due inning non sono colpa del tifoso, bensì degli errori difensivi della squadra. Ma ormai l’interferenza di Bartman sembra essere diventato l’unico motivo della sconfitta: il povero Steve è costretto a nascondersi e allontanarsi dall’Illinois per provare a tornare ad una vita tranquilla e anche oggi, a 20 anni di distanza, non è più apparso in pubblico.

I tentativi di spezzare (inutilmente) la maledizione

L’anno successivo la palla che Steve Bartman ha provato ad acchiappare viene fatta brillare all’interno dell’Harry Caray Restaurant, un ristorante di cucina italiana che deve il nome a un radiocronista delle partite dei Cubs scomparso qualche anno prima, il cui nome vero era Harry Carabina, per cercare ancora una volta di annullare la maledizione. Senza successo, perché nel 2007 i Cubs vincono la NL Central, ma vengono eliminati al primo turno contro gli Arizona Diamondbacks. Il 2008 è la fotocopia dell’anno precedente, questa volta sono i Los Angeles Dodgers a far fuori Chicago al primo turno. Al termine di questa stagione, sempre per annullare il maleficio, qualcuno ha l’idea di appendere una capra macellata alla statua di Harry Caray fuori da Wrigley Field. Inutile perché l’anno successivo i Cubs non arrivano nemmeno a giocarsi la postseason.

Nel 2011 nasce l’associazione “Reverse the curse”, letteralmente “Inverti la maledizione”, che provvede a donare alcune capre alle famiglie povere in diverse zone dell’Africa. Mentre l’anno successivo cinque tifosi dei Cubs decidono di intraprendere a piedi il tratto da Mesa, in Arizona, fino a Wrigley Field, portandosi dietro una capra, che chiameranno Wrigley, sempre per tentare di rompere la maledizione. 1695 miglia percorse a piedi con una capra, in cui i cinque riescono a raccogliere 100.000 dollari che poi donano ad associazioni per la ricerca contro il cancro. Ma dal punto di vista sportivo i Cubs continuano a non combinare nulla.

Nel 2015 la stagione parte subito bene e la squadra della North Side si qualifica alla postseason, tramite una Wild Card, ovvero arriva seconda nella sua division e dovrà sfidare in gara secca (dopo una stagione da 162 partite) i Pittsburgh Pirates. Pratica facile perché i Cubs vincono 4-0 e tornano alle Division Series. Ci sono tutti i presupposti che il 2015 possa essere “the next year: nel 1989 è uscito Ritorno al futuro Parte II, dove il protagonista Marty McFly viene catapultato nel 2015 e viene a scoprire con sua grande sorpresa che in quell’anno Cubs hanno vinto le World Series contro Miami (nel 1989 non c’era nessuna squadra di Miami).

Il 22 settembre dello stesso anno un gruppo di cinque mangiatori professionisti, tra cui Takeru Kobayashi, plurivincitore del Nathan’s Hot Dog Eating Contest, gara di mangiatori di hot dog che va in diretta su Espn ogni 4 luglio, divora un capretto di 40 libbre (18 chili) in 13 minuti. Sempre per invertire la maledizione di Billy Sianis. Alle Division Series i Cubs incontrano gli acerrimi rivali, i St. Louis Cardinals: è uno sweep in favore di Chicago, che torna dopo dodici anni alle Championship Series, dove ritrova i New York Mets. È una rivincita a 46 anni di distanza da quel maledetto 1969. Niente da fare, anche stavolta ad avere la meglio è la squadra del Queens. “Wait ‘till next year”.

2016: The Next Year?

Bill Murray è un grande tifoso dei Cubs e all’Opening day 2016 si presenta a Wrigley Field con la maglietta “I ain’t afraid of no goat”, con capra al posto di fantasma per rimandare allo slogan di uno dei suoi film più famosi, Ghostbusters. La regular season è trionfale: 103 vittorie e primato nella National League Central. Alle Division Series i Cubs vincono per tre gare a una contro i San Francisco Giants e volano alle Championship Series, che non sono mai riusciti a vincere. Tra l’accesso alle World Series e i Chicago Cubs ci sono i Los Angeles Dodgers, guidati dal lanciatore più forte al mondo, Clayton Kershaw. La serie è equilibrata, si arriva fino a gara 6 con i Cubs in vantaggio 3-2 ai quali manca solo una vittoria per arrivare alle World Series come nel 2003. Ma questa volta Steve Bartman non c’è e i Cubs sfruttano una rara giornata storta di Kershaw per vincere gara 6: dopo 71 anni i Chicago Cubs giocheranno le World Series.

Dall’altra parte ci sono i Cleveland Indians, la seconda squadra più “sfigata” dopo gli stessi Chicago Cubs: Cleveland non vince le World Series dal 1948, i Cubs dal 1908, ma non ne giocavano una dal 1945 e comunque andrà, si assisterà alla storia. Il manager di Cleveland è Tito Francona, già manager dei Boston Red Sox, coi quali ha vinto le World Series 2004, rompendo la Maledizione del Bambino, che durava da 86 anni. Si comincia il 25 ottobre al Progressive Field di Cleveland: gara 1 è degli Indians, ma i Cubs rispondono subito in gara 2. Ci si sposta a Wrigley Field, teatro di una partita alle World Series dopo 71 anni, ma il fantasma di Billy Sianis riappare e Cleveland vince entrambe le partite a Chicago: 3-1 nella serie e i Cubs sono già spalle al muro. In gara 5, sempre a Chicago, i Cubs reagiscono e vincono la partita, accorciando le distanze nella serie: 3-2. Ma ora si torna a in Ohio con i Cleveland Indians che hanno due match point per tornare a vincere il titolo dopo 68 anni. Tuttavia gara 6 è un dominio dei Chicago Cubs che vincono 9-3: si va a gara 7, il Super Bowl del baseball.

Le due parole più belle dello sport

Gara 7 delle World Series 2016 è considerata una delle partite più belle ed emozionanti della storia del baseball. Colui che sta scrivendo in questo momento può confermarlo perché l’ha vista in diretta sul divano e ha sofferto tantissimo, pur non essendo tifoso di nessuna delle due squadre.

Al Progressive Field di Cleveland si contano più tifosi dei Chicago Cubs che dei padroni di casa, anche perché le due città non sono così distanti ed è un momento troppo importante. I Cubbies partono fortissimo con un fuoricampo di Dexter Fowler al primo inning, ma gli Indians pareggiano la partita al terzo inning con un bunt di sacrificio di Roberto Perez. Chicago torna prepotentemente di vantaggio e il punteggio dice 5-1 per i Cubs al quinto inning. Nella parte bassa della stessa ripresa David Ross, catcher dei Cubs, all’ultima partita in carriera, non trattiene un lancio pazzo di Jon Lester e permette ai Cleveland Indians di segnare due punti nella stessa azione e accorciare le distanze sul 5-3. Nell’inning successivo lo stesso Ross rimedia parzialmente al danno fatto, battendo un fuoricampo per il 6-3 in favore di Chicago.

Nel penultimo inning Joe Maddon, manager dei Cubs, mette a lanciare sul monte Aroldis Chapman, uno dei pochi lanciatori capaci di lanciare la palla sopra le 100 miglia orarie. La scelta si rivelerà sbagliatissima: prima concede un doppio da un punto a Brandon Guyer e poi un fuoricampo da due punti a Rajai Davis, che certifica il pareggio sul 6-6. Incredibile, i Cubs sono riusciti a buttare tutto il vantaggio che avevano e rischiano di perdere una partita praticamente già vinta. Nel nono e solitamente ultimo inning non segna nessuno, perciò si va agli extra-inning.

Anzi no, perché su Cleveland e su tutto l’Ohio si abbatte un violento nubifragio che costringe gli arbitri a sospendere la partita. Anche le forze maggiori non vogliono permettere a nessuna di queste due squadre di vincere il tanto agognato titolo. La partita riprende dopo 17 minuti e nella parte alta del decimo inning i Cubs segnano due punti, entrambi battuti da due giocatori che fino a quel momento non erano riusciti a vedere la palla dal piatto: Ben Zobrist e Miguel Montero.

I Cubs sono a soli 3 out dalla vittoria delle World Series: nella parte bassa del decimo con il punteggio di 8-6 gli Indians segnano un punto grazie a un singolo del solito Rajai Davis che sembra l’uomo del destino: 8-7. Con due out e un uomo in base, va al piatto Michael Martinez che batte una palla lenta verso la terza base, Kris Bryant, terza base dei Cubs, la raccoglie, accenna un sorriso e la lancia in prima verso Anthony Rizzo. Tre out. La partita è finita e i Chicago Cubs sono campioni del mondo dopo 108 anni.

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Ken Blaze, USA TODAY Sports

Finalmente Billy Sianis e la sua capra Murphy possono riposare in pace. La loro maledizione è stata finalmente sconfitta dopo 71 anni.

Bob Gale e Robert Zemeckis, sceneggiatori di Ritorno al futuro, tramite Twitter spiegano il perché i Cubs hanno vinto nel 2016, invece che nel 2015, come era stato annunciato nel film del 1989. Nel 1994 la stagione MLB non è stata giocata per via del mancato accordo tra i giocatori e la lega. Questo aveva falsato il continuum spazio temporale di un anno.

Tom Ricketts, proprietario dei Chicago Cubs, ha la brillante idea di regalare un anello del titolo 2016 a Steve Bartman per scusarsi dell’orribile trattamento ricevuto dopo i fatti del 2003, che l’hanno costretto a nascondersi per il resto della sua vita. Bartman successivamente rilascia una dichiarazione, tramite il suo avvocato, in cui dirà di non meritarsi questo grande onore, ma che lo accetta con grande gratitudine verso la famiglia Ricketts.

Il baseball è anche questo, bisogna essere capaci di saper aspettare, perchè qualcosa può sempre succedere.

Il 2 novembre 2016 è successo, dopo un’attesa lunga 108 anni.

Articolo scritto da Matteo Orsolan

Per gli amici Orso, ama alla follia gli sport americani, finge di giocare a basket, ma guarda soprattutto il baseball e il football americano. Folgorato dal braccio di Josh Allen, dai fuoricampo di David Ortiz e dalle magie di Manu Ginobili. Soffre per i Buffalo Bills durante l'inverno e per i Boston Red Sox durante l'estate.

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