Spesso sono i temporali che ci fanno alzare gli occhi e ci fanno guardare il cielo in modo diverso.
Quei temporali pieni di tuoni, di fulmini, di fenomeni naturali che per indole mettono paura ma al tempo stesso affascinano, ispirano, cambiano.
Il Calcio Italiano è stato attraversato da cambiamenti e Campioni, da scandali e Leggende, da squadre da sogno e da giocatori dalla classe e personalità strabordanti.
Ma solo due hanno sono riusciti a spaccarlo in due.
A renderlo vulnerabile nei ritmi, nella tattica, nel gesto tecnico e nell’evoluzione del gioco.
Diego Armando Maradona e Luis Nazario da Lima detto Ronaldo.
So che mi sto prendendo una grande responsabilità ma proprio oggi, 14 settembre, è nata questa riflessione.
23 anni fa Ronaldo firmava la sua prima rete italiana, al Dall’Ara di Bologna aprendo le ali che segneranno il cambiamento di quella evoluzione che oggi ci godiamo e contestiamo.
Quella che vede l’Attaccante al centro dell’attenzione e che lo tutela, che lo esalta e mette in ombra tutto il resto.
Era già successo ma lì la luce fu talmente accecante che non era possibile guardare, fissare e riconoscere.
Maradona, con il suo modo di stare in campo, con la sua personalità ed il suo gioco illuminò il calcio Italiano pieno di zeppo di Campioni e Squadre di spessore internazionale.
Come un Sole che illumina la terra.
Ronaldo, come un fulmine, ha sfregiato il suolo e lo ha reso permeabile al cambiamento attraverso una corsa futuristica, un dribbling fuori dal comune, un modo di approcciare all’avversario in anticipo di 20 anni.
Una rivoluzione.
E come spesso accade gli effetti delle rivoluzioni e le loro ricadute si evidenziano tra le generazioni che non l’hanno vissute.
Oggi possiamo dire che il calcio Italiano ha toccato la vetta più alta, il punto della terra più vicino al Sole.
Ronaldo, il Fenomeno, lo ha cambiato nell’approccio e nelle soluzioni. Ha reso necessarie contromisure mai pensate, oltre il classicismo gentiliano o la classe trapattoniana.
Ha sdoganato l’1vs1 rendendolo fragile, ha scaturito l’evoluzione di accorgimenti tattici di squadra che mirassero non solo al singolo allo spazio.
Perché Ronaldo sapeva attaccare entrambi. Sapeva spingere sul pallone e sconvolgere lo spazio.
E come precursore è stato amato, invidiato e colpito.
Oggi c’è chi gode dei benefici del suo calcio e c’è chi ancora invidia il sorriso e le braccia aperte che sapevano di gioia, di classe e di resa.