È un solitario. Condannato a guardare la partita da lontano. Senza muoversi dalla porta, attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione. Prima vestiva di nero come l’arbitro. Ora l’arbitro non è più mascherato da corvo e il portiere consola la sua solitudine con la fantasia dei colori.
(Eduardo Galeano)
Il Portiere è un ruolo speciale. Lo è nelle responsabilità, nei doveri, nell’eccezionale possibilità di essere il giocatore fondamentale nei risultati.
Il Portiere è l’unico giocatore che vive solo, in campo, l’intera gara di uno sport di squadra.
La prestazione di un portiere non potrà mai essere distribuita con le altre risorse in campo e pur essendo il primo della lista sarà sempre l’ultimo a difendere.
Se il portiere para fa il suo dovere, se non lo fa la Squadra perde.
Fatta questa premessa “Pulizia Tecnica” fa tappa verso la strana evoluzione e il bombardamento di regole, scritte e non, che ha subito il ruolo del portiere negli ultimi decenni, detronizzandolo e mettendolo su una graticola ben più grande delle aspettative.
Se nella puntata precedente abbiamo ricordato come sia stata lentamente tolta la tutela al difensore nel modo di approcciare e sviluppare gioco, sul portiere si è cercato di snaturarne l’essenza e le principali funzioni. Lo hanno fatto gli allenatori e le nuove scuole tecniche, le regole interpretative arbitrali, le volontà degli sponsor e dei produttori di materiale tecnico.
Palloni sgonfi
E’ stato modificato il pallone, non nella sostanza (il peso è rimasto lo stesso) ma la tecnologia ne ha praticamente cambiato la forma concentrandosi sulle esigenze degli attaccanti e di chi il pallone deve indirizzarlo verso la porta avversaria senza tenere minimamente conto delle difficoltà dei portieri. Traiettorie che si modificano in volo, cambia da gioco sempre più veloci, aerodinamica applicata al rapporto scarpino-pallone.
La preparazione tecnico-fisico-specifica del portiere ha fatto passi da gigante ma è sempre indietro queste nuove frontiere che viaggiano ad una velocità e direzione diversa.
Maglie bersaglio
Sono cambiate le maglie da gioco. E se oggi il portiere può ritenersi finalmente appagato esteticamente, non può esserlo nel dare riferimenti agli attaccanti. Per anni il grigio, il nero, l’azzurrino garantivano una scarsa riconoscibilità tra i pali, un valore aggiunto per chi doveva ricevere il tiro avversario. Oggi le sgargianti tenute dai colori fluo consentono la tracciabilità del portiere in ogni azione e con ogni clima. Un bersaglio preciso ed inequivocabile.
Tecnica e Tutela
È aumentata la tutela in area di rigore ma non è commisurata con l’interpretazione generale che volge sempre di più verso chi attacca. Per farla in parole più semplici se un arbitro deve fischiare per qualcuno si sceglie l’attaccante.
È cambiata la tecnica di base del portiere, che mette tra i primi tasselli la partecipazione attiva alla fase d’impostazione della manovra offensiva che richiede una buona qualità nel gioco con i piedi. Contemporaneamente l’altezza media dei giocatori si è aumentata ed il numero di tiri in porta durante una gara (di qualsiasi livello) è cresciuta in modo sensibile.
Il portiere deve saper fare più cose ma ci si dimentica che la prima cosa che deve saper fare è PARARE. Come obiettivo, come scopo. E non dobbiamo confonderlo con il valore aggiunto.
Perché un attaccante che manovra bene appaga gli esteti ma il suo scopo è fare goal, perché un centrocampista che sa interdire infiamma le folle ma il suo scopo è fornire equilibrio e qualità, perché un portiere bravo a partecipare si inserisce perfettamente nel calcio globale ma se non para non rispetta se stesso.
E allora si sovvertono gli ordini e ci si accorge che la crisi diventa anche psicologica, dove oltre la pressione dell’ultimo uomo c’è anche la necessità di partecipare e non sbagliare scelte offensive di appoggio.
Nostalgia Canaglia
Con questo sistema, in chi doveva garantire sicurezza e forza abbiamo generato paura e poca qualità. Per cosa? I palloni si vendevano anche prima, le maglie da portiere non si vendevano ieri e non si vendono oggi, lo spettacolo offerto alla lunga con portieri poco pronti non premia, perché se il gol è l’indice dello spettacolo, chi lo subisce deve costituirsi da antagonista e non da martire.
Ho nostalgia della compostezza e dell’austerità, della personalità e della cattiveria, dell’autorevolezza e della sicurezza.
Queste non sono le basi del Portiere moderno, sono le fondamenta del Portiere, punto.
Ieri come Oggi.